Kholodets e vodka raccontano le atrocità russe nel Testamento francese di Makine
Lui beveva molto, ma gli occhi restavano limpidi, solo le mascelle si serravano più forte come per buttare fuori meglio qualche violenta bestemmia di quelle da campi di concentramento. Fu lui a farmi bere il primo bicchiere di vodka. E fu grazie a lui che riuscii ad immaginare una Russia invisibile – quella circondata dal filo spinato e dalle torrette di guardia. In quel paese proibito, le parole più semplici assumevano un significato pauroso, bruciavano la gola come quell'”amara” che bevevo in un bicchiere dal vetro spesso e sfacettato.
Un giorno, Dmitrič parlò di un piccolo lago nel cuore della taiga, gelato undici mesi su dodici. Per ordine del comandante del campo, il fondo di quel lago era stato adibito a cimitero: era tanto più semplice che scavare il suolo ghiacciato. E i prigionieri morivano a decine…
“Ci siamo andati in un giorno d’autunno, ce n’erano dieci o quindici da buttare in acqua. C’era una breccia. E allora li ho visti, tutti gli altri, quelli di prima. Nudi, naturalmente non gli avevano lasciato addosso neanche uno straccio. Nudi e crudi, sì, sotto il ghiaccio, e neanche marci del tutto. Come un pezzo di kholodets, tò!”
Il kholodets, carne in gelatina che proprio quel giorno avevamo in tavola, diventò allora qualcosa di tremendo – ghiaccio, carne e morte rappresi in una parola dalla sonorità tagliente.
Da Il testamento francese, di Andreï Makine
Note
A proposito di Makine e del suo testamento, mi riferisco al romanzo da cui ho tratto il brano per questa ricetta: lo scrittore russo emigrato a Parigi, dedicò questo romanzo autobiografico alla nonna francese Charlotte che visse molte atrocità durante la sua esistenza, ma “il dolore l’ha resa forte”. Il romanzo vinse sia il prestigioso premio Goncourt che il premio Mėdicis, Makine che a Parigi abitava in un modesto appartamento di 12 mq a Montmartre dichiarò : “Ero certo che un giorno sarei stato letto. Tra dieci, venti anni. O dopo la mia morte. Che importa…”
La nonna Charlotte si è spenta prima di conoscere il successo del romanzo a lei dedicato.
Un piatto “politico” da dedicare a Matteo Renzi per risalire la corrente!